Le ragazze irriverenti
Pochi anni fa, mi era appena arrivata una proposta di lavoro che proprio non si poteva rifiutare, l’azienda per cui lavoravo mi propose una promozione, diventare responsabile di una nuova filiale che avevano aperto in quel di Bologna. Avevo da poco oltrepassato i quarantasei, la distanza dalla mia famiglia non sarebbe stata un problema da poco, ma mi ero informato per bene riguardo tempi di permanenza, elevazione di grado e importante aumento di stipendio. Un sacrificio di un paio d’anni che valeva la pena di fare, in accordo con mia moglie. Feci i bagagli e mi trasferii subito, mi sistemarono in un piccolo paese di campagna vicino alla sede della ditta, in una villetta a due piani, arredata, con un piccolo giardino sul retro, corredato di piccola ma carina piscina, con tanto d’idromassaggio.
Durante i primi mesi mi concentrai solamente sul lavoro e feci poca vita sociale, le uniche persone con cui avevo rapporti fuori dall’ambito lavorativo erano i miei vicini di casa che intravedevo ogni tanto mentre uscivo o rientravo, una coppia di una quindicina d’anni più grandi di me, con lui che faceva il rappresentante per un’azienda vinicola della zona e viaggiava spesso per lavoro, con tanto di moglie al seguito. Gli affari gli dovevano andare più che bene, la loro villa era di grande valore, con la chicca di un ampio giardino proprio confinante con il mio, un’enorme piscina e non per ultimo…due figlie da far invidia.
Un sabato mattina, mi alzai presto per andare a fare il mio solito giretto in bici lungo il fiume, faceva un caldo assurdo già alle nove di mattina, quindi decisi di accorciare un po’ il giro e dopo neanche un’oretta ero già rientrato e immerso nella vaschetta a refrigerarmi. Il piccolo giardino era perfetto per le mie esigenze, aveva anche un piccolo portico con tavolo e sedie ed era diviso da quello dei vicini da una siepe abbastanza alta e fitta da non permettere a nessuno di sbirciare, quindi potevo tranquillamente adagiarmi sul lettino a prendere il sole in costume.
Sublime visione
Mi ero quasi addormentato quando sentii un rumore dal giardino confinante, mi alzai per controllare e avvicinandomi alla siepe vidi Alice, la figlia più grande che aveva avuto la mia stessa idea e voglia di tintarella. Non avevo mai fatto caso di quanto fosse bella…solitamente si vestita in maniera sobria, senza scollature o vestiti aderenti, ma adesso che indossava solo un bikini nero, potevo ammirarla in tutta la sua bellezza. Le due sorelle erano due gocce d’acqua, una ventina d’anni d’età o poco più, fisici mozzafiato da modelle, perfetti in tutti i lati e dettagli, l’unica cosa che le differenziava era il colore dei capelli.
Era lì sdraiata a prendere il sole, canticchiava ascoltando musica con l’auricolare e non penso proprio si fosse accorta della mia presenza…stavo per tornare sulla mia sdraio quando vidi che si alzò per togliersi i due pezzi di costume. Rimasi allibito, imbambolato, la visione era sublime, un seno magnifico e grande con due capezzoli enormi, un lato b scultoreo e perfetto, un vitino da stringere con una sola mano…la perfezione in natura. Dopo un paio di minuti, mi ripresi e mi allontanai di qualche metro, prima di essere visto e scambiato per un maniaco, ma quella vista aveva acceso la mia fantasia e il mio ormone si stava svegliando pian piano.
Me ne vergogno e anche per questo uso l’anonimato, una poco più che ragazza di ventiquattr’anni azzardati, spiata e desiderata da un uomo di mezz’età, con l’aggravante di esser sposato. Fatto sta che cercai di distogliere lo sguardo, fin tanto che si rialzò a mezzobusto per spalmarsi la crema con movimenti dolci e sensuali alle zone mie predilette, seni, cosce e glutei. Sentii una forte vampata di calore, non riuscivo a controllare le emozioni, il mio pene s’irrigidì così tanto da costringermi a togliere gli slip e a immergermi in piscina per tentar refrigerio di corpo e d’ormone. Nonostante i miei sforzi, notai la mia cappella a fior d’acqua, sollevata dal corpo nervoso divenuto marmoreo, pizzicata e solleticata dalle bollicine d’acqua, sparate a getto continuo. Il clou avvenne quando Alice si soffermò più del previsto sui seni in un massaggio erotico tipo film anni 80, per poi scendere lentamente sulla patatina depilata in armonia di movimenti corporei ed espressioni facciali che presagivano una masturbazione dolce e soave. Il mio pene divenne sempre più grande, iniziò a ondeggiare in una spuma avvolgente e massaggiante…fin tanto che esplose in una pioggia dirompente e incazzata per l’impazienza da tanta astinenza. Uscii dalla piscina gattonando per la paura d’esser notato, m’infilai nel box doccia, quindi mi stesi sul divano, appagato di mente e placato d’ormone.
L’invito
Il tempo di una sigaretta e il suono del citofono minò la mia quiete…infilai una maglietta, un paio di pantaloncini per andare ad aprire, quando ancor prima di vedere, sentii una voce femminile chiamare il mio nome. Mi ritrovai di fronte lei, Alice, che indossava una canottiera, jeans raso chiappa e zeppe di almeno 12 cm. Sorpreso e impacciato le dissi:
“ Ciao Alice, hai bisogno di qualcosa? “
“ si Scusami tanto Carlo…non volevo disturbarti ma ho un problema con la bicicletta…si è bucata una gomma ma io non la so cambiare, i miei sono via per lavoro…quindi sei l’unico che può aiutarmi..”
“ va bene non ci sono problemi…ti aiuto io “
Detto questo la seguii verso casa sua, la bici era in giardino…lei si sedette sulla sdraio e mentre lavoravo per cambiargli la gomma bucata, inziò a farmi una specie di terzo grado, chiedendomi di tutto…di come mi trovavo nel nuovo paese, di mia moglie lontana e se avevo trovato persone interessanti in zona. Tutta quella serie di domande iniziarono a mettermi in leggero disagio anche perché prima di allora non avevo mai avuto cosi tanta confidenza con lei…ma per fortuna avevo finito di cambiarle la gomma.
Alchè si alzò e mi disse:
“ Dai, per sdebitarmi ti offro almeno il caffè “
“ no tranquilla Alice, non c’è bisogno di alcunchè, l’ho fatto volentieri, non devi sdebitarti “
“ No insisto! “
“ allora va bene…accetto il caffè ”
“ perfetto…vado in casa a prepararlo e se ti devi lavare le mani, puoi usare il lavandino sotto il portico ”
“ grazie ”
“ mentre mi aspetti, mettiti comodo in giardino, fai come fossi a casa tua ”
All’ultima frase, mi lanciò un’occhiata un po’ ambigua che facevo fatica a comprendere.
Mi sedetti sulla sdraio e dopo qualche minuto la vidi uscire con in mano il vassoio con le due tazze di caffè, si sedette sulla sdraio e mise il vassoio sul tavolino vicino.
Presi la tazzina in mano, stavo per bere, quando mi disse:
“ vedo che non hai accettato il mio consiglio…non ti sei messo comodo come fai solitamente nel tuo giardino “
Per poco non sputavo tutto il caffè…la fissai negli occhi con uno sguardo incredulo.
“ in che senso Alice? “
“ beh, prima ho notato come ti piace stare comodo a prendere il sole ”
Non sapevo cosa rispondere, abbassai leggermente lo sguardo
“ scusami, non pensavo di essere visto…non succederà più ”
“ oh non devi mica scusarti, nel proprio giardino ognuno fa quello che vuole ”
Mentre mi dice quelle parole, mi appoggia una mano sul ginocchio e vedendomi in imbarazzo, mi dice…
“ eh si caro mio…mi è piaciuto vederti seminudo a prendere il sole…e quando ti sei avvicinato alla siepe a spiare, mi sono eccitata e mi sono messa in topless per farmi guardare meglio, ma sei scappato subito“
Intanto con la sua mano era passata dal ginocchio alla coscia.
“ sono scappato perché non volevo essere visto e scambiato per un maniaco “
“ e cosa ti è piaciuto di più di quello che hai visto? “
Lo dice facendosi passare la lingua sulle labbra e fissandomi negli occhi…la situazione si stava scaldando parecchio
“ beh, io ho ammirato le tue forme perfette, la sinuosità del tuo corpo…ma adesso scusami, devo proprio andare, ho dei lavori da sbrigare “
Blocca il mio intento, le scappa una risata spontanea, mi da un pizzicotto sulla coscia, si alza in piedi e fissandomi sempre più intensamente negli occhi, si sfila la canottiera e libera le grandi tette ballanti. Un mezzo passo di fuga, mi stoppa, chiude il cancello ed esclama:
“ altolà, se non fai come dico, riferisco tutto ai miei e alla tua azienda, so dove lavori e conosco bene un tuo collega “
Capii che dietro a quella maschera dolce e amorevole, si nascondeva una pantera pronta a colpire, una vipera dai mille veleni…non avevo via di fuga.
Mi prende per le mani facendomi alzare, siamo uno davanti all’altra…lei solo con le zeppe e gli shorts, mi dice:
“ via pantaloncini, maglietta e slip “
Obbedisco all’istante…mi ritrovo nudo come un verme.
“ fermati! Lascia fare a me adesso “
Sento la sua lingua ovunque, le sue mani mi scivolano sulla schiena, inizia a leccarmi il collo, sento le sue unghie sulle mie spalle, lentamente scende continuando a leccarmi stomaco e ventre, adesso è in ginocchio…con la sua faccia davanti al mio cazzo…lo sta fissando, alza lo sguardo…sorride e senza dire una parola inizia a farmi una sega. Una sega lenta lenta…sembra quasi un massaggio, quindi inizia con un bacio con le labbra sulla cappella, adesso sento anche la lingua, alza lo sguardo…mi guarda negli occhi, piglia la mira e lo prende tutto in bocca.
Niente da fare! Il mio cazzo ha già dato, è già esploso da pochi minuti, non ho la ripresa immediata di qualche anno fa. Mi girano le palle a duemila, l’occasione è buttata, mi ci sarei immerso cazzuto e deciso e invece…mi ritrovo con un pistolino che a cose normali misura ben diciannove, adesso moscio, insignificante e svuotato.
“ Cos’hai…non ti piaccio? “
La presa in ostaggio
Nemmeno il tempo di rispondere, raccoglie il mio cellulare da terra, corre via in casa per riapparir con tanto di sorella monella per l’occasione. Scoppiano a rider di me, impalato e impotente di una qualsiasi azione o reazione d’orgoglio, che la mia unica salvezza è cercar di coprire i genitali a piè mani. Mi spruzzano l’acqua della sistola in volto per farmele alzare e mettere a nudo l’oggetto di tanto interesse grottesco. Il gioco maldestro va avanti con frasi continue di derisione infamante:
“ Pisellinooo…sai a chi assomigli?… ad un frocettino impotente…solo le pippe ti puoi fare con quel mignolino…ahahah “
Rincara la sorella:
“ A me invece sembra un cornutazzo pervertito…chissà i cazzoni che prende sua moglie…ma dove pensi di andare con quel cazzettino moscio? ”… e giù a rider di brutto.
Iniziano a fare le attrici, a baciarsi e leccarsi in un gioco lesbo senza risparmi…forse ideato all’istante e per finta perverso.
La più piccola ha l’idea di chiamare qualcuno via filo e nemmeno il tempo di cinque minuti che entra dal retro Michele, un ragazzo d’età, la loro, o poco più, a petto nudo, due spalle enormi, pettorali pompati, tartaruga stampata, tatuaggio macro sul dorso. Eccone un altro a prendermi in giro, con frasi volgari e pesanti che fan coro a quelle delle irriverenti sorelle. Si spoglia completamente e quel che appare non è un buon presagio per me, una nerchia di 23 cm stimati, un palo nodoso e robusto…che il confronto è subito messo in risalto. Le risate son grida, pugnalate al mio orgoglio di uomo ferito che in altra situazione poteva tentar di competere almeno. Le ragazze si gettano impetuose al progetto, il ragazzo le doma e inizia il suo gioco.
Michele è un bull prepotente che sa il fatto suo…non si perde in preamboli romantici, va diritto alla meta, si sdraia a terra e ordina ad Alice di sedersi sopra il suo cazzo divenuto enorme, roba mai vista. Cercai di non guardar, mi girai ma Eleonora, con aria minacciosa, mi ordinò di non distoglier lo sguardo…dovevo assistere a tutte quante le scene per completare l’umiliazione.
Nel frattempo Alice protese i glutei verso l’oggetto del desiderio nella classica posizione a rana, con la mano aiutò il pene ad entrare e con una contrazione il suo culo perfetto inghiottì fino all’ultimo centimetro di carne. Cominciò a cavalcare il suo pene senza mezze misure, come un’amazzone, sbattendo i suoi glutei sul suo pube con un rumore assordante, muovendo continuamente il bacino per sentirlo meglio dentro di se, i sospiri divennero gemiti, poi urla di piacere come una cagna reale…
“ ahhhhhhh siiiii ancoorraaaa dai dai dai siiiihhhhh “
I glutei muscolosi di Michele cominciarono a contrarsi ritmicamente, a veder la scena da fuori, dava l’impressione di spaccare in due la ragazza, tanta era la stazza e la velocità, al cospetto di un corpo tanto esile. Eleonora, che nel frattempo si toccava le parti intime, iniziò a sdidalinarsi come un’attrice di cinema hard, emettendo gemiti dolci e sensuali, alternati a ordini imperiali con sguardo da troia cattiva, a me e